Il connubio che unisce Morcote e l’arte, borgo che vanta un ricco patrimonio storico artistico, essendo disseminato di testimonianze tardogotiche e rinascimentali, si allarga fino alla contemporaneità grazie alla nuova rassegna di arte pubblica, presentando i lavori, la maggior parte dei quali creati appositamente, di artisti appartenenti a differenti generazioni e luoghi di origine. Dal titolo “Lo spazio ritrovato”, questo nuovo appuntamento si propone di svelare ai visitatori come l’arte contemporanea possa intervenire nei luoghi pubblici modificandone la percezione e invitando, attraverso quest’esperienza, alla riflessione e alla rivalutazione dello spazio che ci circonda.
Peculiarità dell’arte pubblica è la capacità di stimolare una fruizione che permette di entrare nel tessuto sociale e nella struttura urbana del luogo attraverso l’interazione, esperenziando quindi, in prima persona, lo spazio ritrovato.
DANIELE AGOSTINI
Curatore / Curator
La tradizione e la vocazione artistica e culturale di Morcote è sicuramente nota. Morcote ha dato infatti i natali a numerosi artisti e architetti chiamati dalle più rinomate città e centri culturali europei, si pensi solo a Venezia e San Pietroburgo, per forgiare lo sviluppo urbano e ingentilire i propri edifici. Il Municipio, sostenuto dal Consiglio Comunale e da alcuni privati cittadini, ai quali va il nostro più sentito ringraziamento, nel solco di questa tradizione artistica e culturale che contraddistingue il nostro Villaggio (assurto a “il più bello della Svizzera” nel 2016), è persuaso che è doveroso impegnarsi nel diffondere e promuovere eventi culturali di ampio richiamo, che diano la possibilità anche ad artisti emergenti di accedere a un palcoscenico dal respiro internazionale.
Ecco perché, dopo il successo dell’edizione 2016, abbiamo il piacere di presentarne una nuova, dal titolo “Lo spazio ritrovato”, mostrando come l’arte contemporanea possa influire sulla percezione dello spazio urbano, attraverso la sua scoperta e la sua valorizzazione, che sicuramente saprà suscitare l’interesse e la curiosità di cittadini e visitatori.
NICOLA BRIVIO
Sindaco / Mayor
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MARTIN VOSSWINKEL – A better place 2020
( Erlangen, 1963 ) Urbane Farbfelder, 2018 – Acrilico su MDF – Interventi site specific
Le sue installazioni non sono da leggere in una direzione specifica, ma ci stimolano nel vedere i dintorni con una luce diversa. Sparsi nel borgo, i campioni urbani di Vosswinkel, pitture monocrome geometriche, si inseriscono delicatamente nel tessuto, assorbendo le architetture morcotesi e catalizzando l’attenzione su singoli elementi, talvolta ignorati, stimolando momenti di pura meditazione.
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ELISA STORELLI E CONSTANTIN ENGELMANN
( Brissago, 1986 ) / Frankfurt am Main, 1987 Reality Glitch, 2016 – Maniche a vento, alluminio, componenti meccanici e elettronici – Dimensioni variabili
L’installazione pubblica, posata sulla terrazza del Garavello, è composta da due anemoscopi, strumenti tessili per indicare la presenza del vento. La manica a vento rossa ufficiale marca la direzione del vento, mentre quella grigia punta in direzione opposta, ingannando la percezione visiva degli spettatori.
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BYRON GAGO
( Santiago de Guayaquil, 1994 ) / Quarto Mandato, 2018 – Vetroresina e rame – Ciascuna 200 x 100 x 150 cm
L’artista basa la propria ricerca multidisciplinare su aspetti sociali e storici. Le colonne, posate in un giardino sopraelevato, seppure realizzate con materiale edilizio contemporaneo, esprimono un’idea di classicismo accentuato dalle scanalature rettilinee. Nonostante ciascuna sia trafitta da una lancia di rame, vittime dell’atto di una forza esterna, esse mantengono la propria insita staticità.
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LANG/BAUMANN
(Bern, 1972), (San Francisco, 1967) Comfort #3, 2005 | Pellicola in poliuretano, tubo flessibile, ventilatore – Ciascuna 2.2 x 5 m
Analizzando preliminarmente il contesto dei loro interventi, il duo avvia un dialogo con la situazione esistente, spesso aumentando giocosamente le aspettative e interrompendo i modelli di percezione. Due cilindri in poliuretano trasparenti sono posizionati in due finestre del villaggio. Quando gonfiati, sono costretti dal telaio della finestra e trasformati in due grandi sfere, simili a enormi bolle di sapone.
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ALEX DORICI
(Lugano, 1979) Installation Rope – 300 meters Light, 2016 | Corda navale arancione 160 m, corda navale bianca 140 m, luce UV Permanente
I suoi lavori più noti sono installazioni site specific che intervengono nel contesto urbano ridefinendone le spazialità. L’installazione, realizzata all’interno della medioevale Torre del Capitano in occasione dell’edizione 2016, è stata acquisita dal Comune. Usando come punto di partenza la bifora gotica, l’artista ha creato due strutture in corda navale, illuminate dalla luce di wood.
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ADRIANA BERETTA
(Brissago, 1950) Senza titolo, 2018 | Marmo bianco – Intervento site specific
La ricerca di Adriana Beretta oscilla tra narrazione e concettualità e, attraverso l’uso di diversi linguaggi, ci invita a riflettere sul tema della percezione. Inglobato in un’edicola, il lavoro site specific ripropone, facendo capo ad alcuni segni presi a prestito dall’alfabeto IBM (codici ASCII), un re-inquadramento architettonico, ridefinendo così una nuova cornice per un nuovo spazio.
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BEATE FROMMELT
(Chur, 1973) Nella rete, 2018 | Filo – Intervento site specific
Al centro del suo interesse vi è la riflessione dello spazio e della sua percezione, legata agli studi sulla luce e sull’ombra. Situata nel voltone della cappella di Sant’Antonio Abate, l’installazione si ricollega all’inusuale iconografia dell’affresco tardogotico posto sopra l’altare, con la visione di Sant’Antonio, materializzando la rete entro la quale sono impigliate le anime dei defunti.
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MARGHERITA TUREWICZ LAFRANCHI
(Szczecin, 1961) Billboard, 2005 | Ferro, plexiglas e lana di acciaio – 220 x 288 cm Permanente
Tramite materiali industriali quali acciaio, rame e plexiglas, l’artista crea strutture primarie caratterizzate dalla leggerezza. Billboard è un manifesto che non pubblicizza nulla se non la spettacolare vista che si apre sul borgo e il lago, filtrata da una nuvola di lana di acciaio entro vetro acrilico trasparente, interrogandoci sulla visione e su come essa possa essere influenzata da agenti esterni.
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ALBERTO BIASI
(Padova, 1937) Light Prisms, 1962/2018 | Elettromotori, prismi, proiettori a luce bianca – Intervento site specific – Courtesy Galleria Allegra Ravizza
Artista fra i più coerenti e autorevoli a livello internazionale nel campo di quella che in Italia è stata definita “arte programmata” o anche “arte cinetica”. L’opera presentata è un adattamento specifico di un lavoro storico, in grado di interagire, grazie alla rifrazione della luce, con lo spazio sacro, e in particolare rimando, per la sua forma circolare, alla cupola affrescata.
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GYSIN VANETTI
(Zurigo, 1975), (Locarno, 1975) | Ostacoli, 2014-2018 – Legno verniciato – Ciascun elemento 300 cm
Il duo è noto per le loro installazioni multimediali e tecnologiche caratterizzate dall’aspetto ludico e interattivo. Adagiata sul prato e invitando a una lettura dall’alto, una sequenza di ostacoli per cavalli è stata selezionata e accostata in maniera da creare dei pattern geometrici, annullando completamente la funzione dell’elemento originale.
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ARTHUR DUFF
(Wiesbaden, 1973) Scattered edges, 2018 | Corda in poliestere, tubi al neon, trasformatori, cavo elettrico – Intervento site specific
Conosciuto per i suoi interventi luminosi negli spazi pubblici, Arthur Duff è in grado di modulare materia e forma, luce e ombra, creando installazioni con laser e neon. Il lavoro concepito per la limonaia del Parco Scherrer, gioca sul rapporto interno-esterno, attraverso la creazione di membrane che avvolgono lo spazio come fossero fusti di liane, alle cui estremità sono applicati dei neon.
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SIMON DEPPIERRAZ
(Morges, 1984) Reverso, 2018 | Specchio, legno – 260 x 260 cm
I suoi lavori rivelano l’importanza del dialogo che si instaura tra il lavoro e il contesto, ma anche tra l’opera e il pubblico, in un’armonia che si traduce nella decostruzione del paesaggio. Lo specchio circolare posato sulla base del tempietto gioca con la perfezione e la simmetria del Parco Scherrer, interrompendone l’orizzontalità attraverso l’intervento della riflessione in verticale della cupola.
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SYLVIE FLEURY
(Genève, 1961) Guardian (gold), 2010 | Vetroresina, cristalli Swaroski, LED – 150 x 50 x 50 cm
L’artista è nota per le sue installazioni e sculture dedicate al mondo del glamour, della moda e dei prodotti di lusso. Inserito nella Casa siamese del thè, all’interno dell’eclettico Parco Scherrer, il Buddha pop-kitsch, dialoga con lacche dorate e preziosi reperti d’antiquariato orientale, creando un momentaneo straniamento che invita a riflettere sulla contemporaneità della cultura orientale.
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GIANNI COLOMBO
(Milano, 1937 – ivi, 1993) Spazio Elastico – Cubo, 1959/1985 | Metallo, elettromotore – 40 x 40 x 40 cm – Courtesy Galleria Allegra Ravizza
Lo spazio, elemento invisibile, diventa nella sua ricerca centrale per uno studio accurato sulle relazioni tra esso e lo spettatore. L’opera, posta dentro un padiglione nel Parco Scherrer, sovverte la rigidità della griglia matematica e prospettica nella fisiologica processualità di un organismo vivente, instaurando un dialogo tra contesto, equilibrio e dinamicità, in un continuo mutare di percezione.
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KAROLINA HALATEK
(Lodz, 1985) Ray, 2018 | Vetro acrilico, ferro, LED, legno – 480 x 120 x 120 cm
Utilizzando la luce come mezzo chiave e materiale per le sue installazioni, Halatek crea spazi esperienziali architettonici e scultorei allo stesso tempo. L’opera è una struttura-colonna costruita sulla forma dell’ottagono, elemento centrale dell’architettura nella quale è intervenuta. Essa accoglie al suo interno lo spettatore, immergendolo in uno spazio verticale illuminato dalla luce a LED.
Oratorio di San Rocco
Eretto tra il 1548 e il 1553, l’edificio è progettato dall’architetto Arturo. L’interno presenta due altari laterali e custodisce affreschi del 1787, attribuiti ai pittori Isella e Dubini, stucchi risalenti al 1797 e una decorazione ottocentesca sulle volte.
Cimitero Monumentale
Questo piccolo cimitero, risalente al 1750, vanta notevoli monumenti funebri di innegabile valore storicoartistico. Dalla cappella di Gaspare e Giuseppe Fossati, a quella della famiglia Gianini progettata da Mario Chiattone nel 1955.
Oratorio di Sant’Antonio da Padova
Edificato nel 1676, l’oratorio è arricchito da decorazioni a stucco attribuite ad Abbondio Paleari. Notevole l’altare a colonne tortili contenente una statua di Sant’Antonio, sovrastato dalla decorazione ad affresco di Giovanni Carlone, ultimata nel 1682.
Cappella di Sant’Antonio Abate
Esempio di architettura medievale, questa piccola cappella si distingue per i suoi affreschi tardogotici della cerchia dei Seregnesi e per la rara iconografia, di autore non pervenuto, della visione di Sant’Antonio.
Chiesa P. di Santa Maria del Sasso
Nel 1578 la chiesa, ricostruita nel 1462 su fondamenta medievali, assume il suo aspetto definitivo. L’interno, scandito da tre navate con archi a sesto acuto, vanta un eterogeneo ciclo di affreschi che vanno dal XV al XVIII secolo; tra gli autori: Domenico Pezzi, Giovan Battista Tarilli, Cipriano Pelli.
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